L’evoluzione del concetto di bellezza: differenze come identità

19.04.2024

Ad essere un elemento caratterizzante degli anni '90 e 2000 è il concetto di bellezza ideale, incentivato ancora di più dall'industria della moda, che presentava uno standard di bellezza che rifiutava qualsiasi tipo di particolarità e diversità e il cui simbolo sono le supermodel. Figure iconiche che diventarono dei veri e propri modelli di riferimento a cui le generazioni di quegli anni tentarono ostinatamente di ispirarsi. Il dilagare di questo standard di bellezza irraggiungibile, idealizzato, non fece che aumentare la sensazione di inadeguatezza e di esclusione dalla società, e generò la diffusione di disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, visti come mezzi per raggiungere un corpo perfetto, ma anche di disturbi legati alla propria immagine, come il dismorfismo corporeo, dovuti al confronto tra sé stessi e ideali di bellezza inarrivabili.

Recentemente, però, questo ideale di bellezza sta cambiando, volgendo verso l'inclusione e l'accettazione della diversità. Questo cambiamento si riflette in primis nella moda: sono, infatti, le case di moda stesse a dimostrarsi interessate all'inclusione, sia attraverso la selezione di modelle tutte diverse tra loro per caratteristiche corporee e somatiche, spesso particolari e uniche, ma anche attraverso i prodotti in commercio, che, a differenza del passato, iniziano a rispondere alle esigenze di persone diverse tra loro, sia in quanto a taglia che a stile. A essere in evoluzione è anche l'industria del beauty, che propone campagne pubblicitarie che promuovono l'accettazione di sé e della propria pelle, non demonizzando la diversità o le imperfezioni, ma promuovendo il concetto di "self care", ovvero cura di sé stessi, inteso come la necessità di ritagliarsi dei momenti per svolgere tutte quelle attività che possano portare al nostro benessere e al relax.

Tuttavia, ripercorrendo come il concetto di bellezza si è evoluto a livello storico, man mano diversificandosi sulla base del contesto geografico, storico e sociale, è possibile giungere alla conclusione che i cosiddetti "canoni di bellezza" sono inesistenti, e legati a un'idea di benessere e armonia. Ciò è stato confermato da un esperimento condotto nel 2014 dalla giornalista Esther Honig, che somministrò ai rappresentanti di 18 paesi diversi la foto di una ragazza, e chiese loro di modificare l'immagine secondo i canoni di bellezza propri della loro nazione e cultura: i risultati dell'esperimento furono tutti diversi tra loro, confermando la teoria della soggettività della bellezza, connessa a un'idea diversa di forma fisica e proporzione, e dettata dal nostro bagaglio culturale. Se volessimo però ricondurle a un unico denominatore potremmo dire che tutte le idee di bellezza dovrebbero rinviare ad un unico concetto di benessere.

-PROVENZANO CHIARA

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