I viaggi come esperienze di vita

E' sempre più diffuso all'interno della nostra generazione il concetto di viaggio a scopo puramente edonistico. Ciò è dovuto alla circolazione di fotografie, video e recensioni all'interno delle piattaforme social, che invogliano il pubblico ad evadere dalla quotidianità per immergersi in un contesto del tutto nuovo, spesso completamente differente da quello in cui si vive. Ad indagare le ragioni di questo fenomeno è anche la psicologia, che attribuisce le cause all'eccessiva pressione sociale, scolastica e/o lavorativa alla quale noi giovani siamo sottoposti giornalmente, e che ci porta a cogliere qualsiasi occasione che possa portare a nuove esperienze e stimoli. La diffusione del fenomeno del viaggio è stata tale da sfociare in una vera e propria sindrome, la "sindrome di Wanderlust", ovvero il forte impulso di viaggiare senza sosta, provando addirittura l'impossibilità di fermarsi in un posto e mettervi radici.
Il viaggio concepito come occasione per evadere ha delle radici molto profonde a livello storico e culturale. Già nel Settecento, infatti, si diffuse il fenomeno del Grand Tour: le famiglie aristocratiche costringevano i propri figli a trascorrere grandi periodi di tempo all'estero, al fine di approfondire la loro conoscenza dal punto di vista artistico, letterario e linguistico. Si riteneva, inoltre, che viaggiare fosse necessario per acquisire tutte le competenze necessarie ad entrare nel mondo imprenditoriale, quali ad esempio la leadership, il coraggio, un'approfondita conoscenza delle regole galateo, nonché la conoscenza degli usi e costumi degli altri paesi. Fin dal diciottesimo secolo, quindi, si diffuse il concetto di viaggio come occasione di conoscenza e di crescita personale. Nella letteratura classica, a rappresentare il viaggiatore per eccellenza è Odisseo, che dopo dieci anni di peripezie, grazie alle quali ha imparato a conoscere il mondo e le sue leggi, è riuscito a tornare ad Itaca, la sua patria, non perdendo, tuttavia, il desiderio di viaggiare.

Oggi moltissime persone hanno trasformato la loro passione per i viaggi in un vero e proprio lavoro, che consente loro di diffondere ad un pubblico esteso itinerari insoliti e consigli per godersi al massimo i propri viaggi e immergersi nella cultura di altri luoghi. All'interno della generazione Z è nato un vero e proprio fenomeno di romanticizzazione del viaggio e delle particolarità che caratterizzano ogni luogo, come i colori del paesaggio, i vicoli nascosti di una città e il suo cibo tipico. A ogni città corrisponde un aesthetic, parola che deriva dal greco "aisthetikós" e significa "percepibile". Il termine indica un insieme di dati sensoriali trasmessi da un ambiente, da un luogo, e che ne rappresentano l'essenza.
In conclusione, il viaggio in tutte le sue forme e maniere può rappresentare un'occasione unica per crescere a livello emotivo e personale, nonché per arricchirsi a livello culturale ed evadere dal contesto in cui si vive.
-CAMMALLERI ELENA E PROVENZANO CHIARA